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D'estate la parola d'ordine è: paddock

D'estate la parola d'ordine è: paddock

Estate significa vacanze, non solo per noi cavalieri. Con l’arrivo della bella stagione, infatti, anche le abitudini di vita dei nostri amici equini cambiano e per i più fortunati questo si traduce in una parola: PADDOCK.

Vedere il proprio cavallo libero mentre corre, gioca e si rotola è sicuramente uno degli spettacoli più affascinanti. Si possono passare ore, appoggiati allo steccato, ad osservarne le evoluzioni. È proprio in questi momenti che dimostra il massimo della sua esuberanza e trasmette una impagabile sensazione di libertà ed energia.

Purtroppo, però, anche questo magico momento può nascondere delle insidie. I pericoli principali per la salute del nostro cavallo sono rappresentati principalmente dalle recinzioni e dall’erba di cui si nutre: vi possono infatti essere piante tossiche o, in aree vicine a culture o zone industriali, concentrazioni pericolose di prodotti chimici.

Le recinzioni

Le migliori recinzioni sono quelle alte almeno 150 cm, abbastanza da scoraggiare il cavallo dall’idea di saltare, composte da traverse la più bassa delle quali a non più di 25 cm da terra, misura tale da evitare che ci infili lo zoccolo rimanendo agganciato e riportando abrasioni e/o distorsioni nel tentativo di liberarsi.

Ottima soluzione è anche quella di avere una siepe a riparare esternamente la recinzione. Questa, oltre che alla funzione estetica, permetterà di limitare le correnti d’aria fungendo da frangivento e faciliterà la crescita dell’erba.

Nel caso di paddock delimitati da filo spinato o filo elettrificato, questi ultimi andranno opportunamente resi il piu visibili possibile al cavallo (ad esempio usando del nastro colorato da cantiere). Il pericolo, in questo caso, non è rappresentato dal materiale della recinzione in sé per sé quanto dall’essere poco visibile agli occhi di un cavallo lanciato in velocità verso di esso.

Prevenzione della verminosi

Nell’intestino del cavallo si trovano spesso parassiti comunemente chiamati vermi. Solitamente l’infestazione avviene perché i parassiti, che si trovano negli escrementi espulsi da cavalli parassitati, vengono ingeriti da altri cavalli che mangiano l’erba contaminata.

Per evitare che questo accada sono necessarie alcune semplici cautele.

In primis la somministrazione di prodotti antielmintici contemporaneamente a tutti i cavalli che frequentano il pascolo e di eliminare con regolarità le fiante al fine di eliminare il pericolo alla base. Se ne deduce anche che sia opportuno evitare la concimazione dei paddock con lo sterco dei cavalli, nonostante quest’ultimo sia un concime di ottima qualità.

Utile invece far pascolare sullo stesso terreno cavalli con mucche o altri animali come pecore o capre. I nostri equini infatti non sono aggredibili dai parassiti di questi animali ed in questo modo si ottiene una disinfestazione reciproca.

 

Piante tossiche

Tutti sappiamo che in natura esistono alcune piante tossiche o addirittura velenose dalle quali sappiamo dover stare alla larga. Come noi, anche il cavallo è soggetto a tale rischio. Certi vegetali, infatti,  se ingeriti potrebbero risultare molto pericolosi e per questo è bene conoscere i principali “nemici” del nosro quadrupede.

In generale, c’è da dire, i cavalli sanno riconoscere in autonomia le piante “cattive” e nel caso sia stato abituato fin da puledro a nutrirsi al prato, difficilmente se ne ciberà. Altro discorso per il cavallo abituato a vivere nel box ed alimentato esclusivamente a mangime. Quest’ultimo, essendo poco esperto e non abituato a scegliere il proprio cibo è più esposto al rischio di ingestione di erbe tossiche. Per questi cavalli, oltre al paddock, va prestata molto attenzione nel momento delle passeggiate estive all’esterno del maneggio. Qui, i cavalli trovandosi di fronte ad un insperato ben di dio, nel momento di qualche sosta potrebbero avventarsi su qualunque pianta a loro disposizione, senza troppa attenzione.

Naturalmente l’effetto tossico delle piante varia a seconda del soggetto che le ingerisce ed in alcuni casi anche della stagione e del terreno in cui la pianta cresce come nel caso dell’Equiseto, il cui potere tossico è estremamente variabile.

La diagnosi di un avvelenamento vegetale è abbastanza difficile in virtù del fatto che molti sintomi compaiono in modo evidente solo nei casi più gravi e solo quando ormai è troppo tardi per intervenire oltre a variare di molto la sintomatologia in base all’agente tossico ingerito.

Per queste ragioni, sebbene gli studi sulla tossicità delle piante per i cavalli non siano esaurienti è opportuno evitare di lasciare al pascolo i propri soggetti in prati infestati e tenerli sotto controllo durante trekking e passeggiate. Nel caso di un sospetto avvelenamento non esitare a chiamare il veterinario con urgenza.

Belladonna

(Atropa belladonna) pianta della famiglia delle solanacee e perciò parente della patata. Alta fino a 150 cm circa, diffusa nei boschi ombrosi sotto le siepi. Fiorisce da giugno a settembre e i suoi frutti, estremamente tossici, si presentano sotto forma di bacche nere del diametro di 1 cm circa.
Gli agenti tossici sono gli alcaloidi atropina, solanina e giusquiamina che agiscono principalmente a livello del sistema nervoso.

 Cicerchione

(Lathyrus latifolius) diffuso in tutta Italia e conosciuto anche con il nome di pisello da prato. Sono piante altre dai 30 ai 150 cm con fioritura prettamente estiva. Le sostanze tossiche sono contenute nei semi e possono dare origine a disturbi nervosi che terminano con spasmo dei muscoli della laringe e, nei casi più gravi, con forme di paralisi.

 Erba chitarra

(Senecio jacobaea) diffuso nei prati umidi e nelle zone ombrose dell’Italia settentrionale, possono raggiungere i 120 cm di altezza. I fusti sono eretti, con foglie fortemente dentate e fiori, da giugno a settembre, gialli con petali ben distanziati.

Nelle foglie è presente un alcaloide, che resiste nelle piante secche e affienate, che determina un’intossicazione a danno del fegato.

 

Felce aquilina

(Pteridium aquilinum). Piante diffuse nelle regioni montane dove si trova nei boschi di castagne e nelle praterie in quota. In essa è contenuta una sostanza tossica che distrugge la timina, cioè la vitamina B. Questo provoca una avitaminosi (carenza di vitamina) B che provoca disturbi nervosi e l’aborto nelle cavalle gravide. Stessa intossicazione si può avere dall’ingestione di piante di equiseto, più diffuso nell’appennino.

Gittaione

(Agrostemma githago) un tempo infestante i campi di grano e avena è ora abbastanza rara. È allta fino a 100 cm con fiori solitari color porpora che fioriscono tra aprile e luglio. Solo i semi di questa pianta  sono velenosi e per questo può capitare che durante la trebbiatura e mietitura del grano e dell’avena finiscano poi per essere somministrati al cavallo.

Giusquaiamo

(Hyoscyamus niger). Piante diffuse in tutta Italia sui bordi delle strade e sui muretti abbandonati, appartenenti alla famiglia delle solanacee, alte 80 cm con foglie grandi, dentate  pelose e fiori chiari con venature più scure. Posseggono giusquiamina, atropina e scopolamina, alcaloidi con azione sul sitema nervoso.

 Mercorella canina

(Mercurialis perennis) è una pianta dei boschi montani, alte 40 cm con fusti eretti e lineari e foglie pelose, emanano un odore sgradevole che attira gli insetti per l’impollinazione. Provocano un’intossicazione che si manifesta con colorito brunastro delle urine per la presenza di emoglobina.

Oleandro
(Nerium oleander) è una pianta utilizzate per decorare i giardini e le aree verdi, sempreverde con fiori colorati da maggio in poi. Il veleno presente nelle foglie e nei fiori di queste piante agisce a livello cardiaco con azione eccitatoria sulla muscolatura del cuore.

Trifoglio bianco
(Trifolium repens) è una pianta strisciante alta massimo 30 cm, diffusa in tutta Italia, presenta una banda bianca sulle foglie che li distingue dalle altre specie. Non è direttamente tossicha ma nelle foglie si trova una sostanza che, combinata con gli enzimi dei microrganismi intestinali del cavallo, si trasforma in acido prussico, sostanza letale.

Quindi d'estate, la parola d'ordine è si PADDOCK, ma con un pizzico di attenzione.

Marco Crestani

 

- Fonte 2008 Giunti Editore /  Il Cavallo e Il Cavaliere -